La formazione iniziale dei docenti delle scuole secondarie in Italia è in una situazione critica per il mancato rilascio del DPCM che regola i percorsi universitari e accademici da 60 CFU/CFA, necessari per l’abilitazione all’insegnamento.
L’Osservatorio interistituzionale sulla formazione iniziale degli insegnanti ha emesso un comunicato in cui manifesta preoccupazione sullo stato di attuazione delle disposizioni relative ai percorsi universitari e accademici da 60 CFU/CFA abilitanti all’insegnamento nella scuola secondaria di cui all’art. 2-bis del d.lgs 59/2017 così come modificato dal decreto-legge 30 aprile 2022 n. 36 convertito con modificazioni dalla legge 29 giugno 2022 n. 79. Il ritardo nell’emanazione del DPCM sta portando ad una “tempistica proibitiva sia per l’offerta formativa universitaria e accademica che per la creazione dei Centri multidisciplinari di ateneo o interateneo per la didattica previsti nello Schema di decreto ovvero forme più istituzionali di gestione universitaria o accademica, sia, ancora, per l’organizzazione dei tirocini e l’attribuzione degli incarichi ai tutor (compromessi, peraltro, dall’eventuale sottrazione dei fondi necessari a finanziarli)”, si legge nel comunicato.
Ancora molte incognite sui 60 CFU
Secondo l’Osservatorio, adesso il rischio quasi inevitabile, è lo slittamento che ha conseguenze gravissime sulle carriere degli studenti, che non hanno la possibilità di organizzare i percorsi di studio e non hanno chiare indicazioni sull’accesso alla formazione iniziale degli insegnanti e vedono così frustrate le loro ambizioni a diventare docenti professionalmente formati. A sua volta, il reclutamento del personale qualificato sarà sempre più difficile, alimentando il ricorso a personale privo di adeguata qualificazione. Infine, leggiamo, “un ulteriore ritardo allontanerà ancora più l’Italia dall’Europa, facendole mantenere il triste primato di un Paese privo di una organica e strutturata formazione in ingresso degli insegnanti”.
Inoltre l’Osservatorio sottolinea che un altro ritardo nel rilascio del DPCM allontanerebbe l’Italia dagli altri Paesi europei, lasciando il Paese senza una formazione iniziale adeguata e organizzata per gli insegnanti. “Le competenze acquisite nelle scuole e nelle università per la formazione (TFA, 24 CFU) – affermano – non hanno attualmente una valida opportunità di sviluppo in percorsi strutturati, provocando una perdita di risorse dannosa per il sistema formativo”.
È quindi urgente avviare i percorsi perché “scuole, università e personale docente coinvolto possano organizzare l’accesso all’insegnamento secondo standard qualitativi indispensabili. La formazione iniziale degli insegnanti è fondamentale – conclude il comunicato – per garantire un sistema educativo di alta qualità e per preparare docenti altamente competenti che possano formare le future generazioni“.